Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Month: febbraio 2010 (Page 1 of 2)

Un attimo di relax #91

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

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“Si, hai la febbre e sembri anche un po’ pallido. “

E’ comune defetto degli uomini, non fare conto, nella bonaccia, della tempesta.” ~ Niccolò Machiavelli

Libro della settimana:

Oltre 100 ricette per preparare marmellate naturali senza zucchero raffinato con frutta fresca secca, piante spontanee e fiori.

Sei anche tu un bugiardo?

house
Le persone mentono davvero 3 volte in 10 minuti la prima volta che incontrano una persona?

E ‘un dato statistico spesso citato per dimostrare che le persone sono insensibili e senza cuore. E’ il tipo di numero che misantropo Dr. Gregory House vorrebbe tatuarsi sulla fronte.
Ma che tipo di bugie dicono le persone? Stanno coprendo dei crimin o vogliono solo oliare la ruota sociale? Per scoprirlo diamo uno sguardo alla ricerca originale da cui sono usciti questi numeri.
Feldman et al. (2002) hanno detto a 121 partecipanti che avrebbero fatto una chiacchierata con qualcuno di nuovo per 10 minuti. Poi la metà di loro è stata divisa in 3 gruppi, ognuno con obiettivi diversi:

1.Competenza: tenta di presentarti in modo che l’altra persona possa credere che tu sia una persona competente.
2.Simpatia: tenta di presentarti in modo che l’altra persona possa pensare che tu sia simpatico.
3.Controllo: nessun obiettivo specifico.

Tutti i partecipanti sono stati segretamente filmati durante la conversazione e, in seguito, gli stato chiesto di indicare le loro stesse menzogne.

Il groviglio che tessiamo.
La prima cosa da dire è che il 40% di persone affermano di non aver detto bugie di sorta. Se crederci o meno è una questione diversa, ma probabilmente non è poi un dato così lontano dalla verità, dopo tutto non c’era molta motivazione a mentire. Erano solo un po’ di chiacchiere in laboratorio, mica stavano cercando di coprire un omicidio.
L’altro 60% ha dichiarato di aver detto qualche bugia, però la media era certo sotto le tre bugie in 10 minuti. Le bugie dette sono state classificate come bugie tenui, esagerate e integrali. La categoria più popolare è stata la bugia integrale.
Le bugie sono state anche classificate in base al fatto che fossero auto-orientate o etero-orientate, e si è visto che gli uomini dicendo più a dire bugie auto-orientate rispetto alle donne. Nel complesso, però, gli uomini e le donne hanno detto circa lo stesso numero di bugie, in contrasto con la concezione popolare che gli uomini siano più bugiardi delle donne.
Ma su cosa, esattamente, hanno mentito? Le bugie sono state classificate in 5 aree: sentimenti, conquiste, piani, spiegazioni e fatti.
La categoria più popolare era quella die sentimenti che, in questo studio, includeva le bugie sulle emozioni, sui giudizi e sulla stima. Le bugie sui sentimenti sono state dette soprattutto quando le donne volevano apparire competenti e quando gli uomini volevano apparire simpatici. Questo è un risultato ben noto: le persone mentono di più sui loro sentimenti che su ogni altra cosa.

Bugie bianche
Le bugie sui sentimenti sono interessanti perché, di solito, noi non pensiamo che siano delle bugie vere e proprie. Per esempio, se un giorno ti incontrassi ti potrei chiedere”Come stai?” e tu potresti rispondere ”Bene. Grazie” anche quando in realtà non stai poi così bene. Tecnicamente è una menzogna. Ma in questo caso c’è anche in ballo una convenzione sociale, soprattutto se sei uno sconosciuto che ho appena incontrato.
La domanda è: qual è la dimensione morale? Il tipo di bugie che troviamo più detestabili sono quelle con un intento doloso: progettate per truffarci o ingannarci, bugie che ci recheranno del dolore porteranno qualche dolore in fondo alla strada. Mentre molte bugie sui sentimenti sono motivate dall’esatto contrario, sono molto spesso bugie sociali. In questo studio si potrebbe facilmente dire che la maggior parte delle persone mente ma in realtà stanno mentendo per motivi sociali e quindi non certo per arrecare danno a qualcuno.
Quindi forse molte persone mentono già pochi minuti dopo aver incontrato qualcuno di nuovo, ma come Dr House dimostra, una ricerca incessante della verità nella vita quotidiana è una ricerca di guai. Senza le menzogne la nostra vita sociale, sarebbe molto più dolorosa e, in realtà, molte delle nostre bugie dimostrano che siamo ben adattati.
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Mi sembra di conoscerti da una vita, o sbaglio?

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Un vecchio detto popolare dice che non avrete mai mai una seconda opportunità per dare una prima impressione. Perché? Di certo conoscere meglio una persona ci permette di fornirgli più informazioni su ciò che siamo rispetto a quelle date durante il primo breve incontro. La prima impressione infatti può essere spesso sbagliata e sono molte le coppie infatti raccontano di essersi trovate antipatiche al primo incontro nonostante tutti gli amici gli dicevano che erano fatti l’uno per l’altro.

Ma è davvero così?
Molte recenti ricerche hanno provato a fare chiarezza su quanto possa essere accurata la prima impressione che diamo agli altri e sapete cosa hanno scoperto? Che le prime impressioni spesso sono sbagliate.
Uno studio condotto da Daniel Ames, Lara Kammrath, Alexandra Suppes e Niall Bolger e pubblicato nel numero di Febbraio 2010 del “Personality and Social Psychology Bulletin” ha esaminato proprio il valore dei giudizi dati al primo incontro.
In questo studio, ai partecipanti sono state fatte vedere fotografie o brevi video di persone reali, di cui gli autori avevano già studiato la personalità valutandone i cinque principali tratti (apertura mentale, energia, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva). Per ogni persona vista in foto o in video, i partecipanti hanno compilato una un breve questionario di personalità che i ricercatori hanno analizzato per vedere quanto erano corrispondenti a verità.
I risultati indicano che la gente è moderatamente accurata nel predire alcuni tratti di personalità basandosi sul piccole quantità di informazioni. Per esempio quando i partecipanti hanno visto il video della persona da giudicare, sono stati molto accurati nel valutarne l’amicalità e la coscienziosità ma molto meno nel valutarne la stabilità emotiva e l’apertura.
Inoltre, anche se le previsioni dei vari partecipanti erano abbastanza accurate si evidenziava un certo disaccordo fra le persone (i giudizi erano quindi molto variabili). In più, la fiducia della persona sul proprio giudizio (quelle persone che dicono: io so riconoscere subito chi ho di fronte?) erano quelle che facevano più errori di valutazione.

Cosa significa tutto ciò?
Quando consociamo una persona dovremmo trattare con prudenza le nostre prime impressioni perchè sono spesso sbagliate e, ancora peggio, possono generare in noi dei pregiudizi difficili da sradicare. Cosa succede infatti? Che tratteremo le persone in base al pregiudizio e loro di rimando si comporteranno con noi proprio come ci aspettiamo ma non come in realtà sono. Provo a fare un esempio per spiegarmi meglio: se una persona mi sta antipatica la tratterò con freddezza e lei di certo ricambierà la mia freddezza, confermando così la mia prima impressione.

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Un attimo di relax #90

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

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“Come puoi stare fuori tutta al notte senza neanche una telefonata? “

La tolleranza è la virtù principale per mantenere amicizie ed amori.” ~ Aforisma zen

Libro della settimana:

Trovare la serenità in un mondo in tumulto

La memoria dei testimoni oculari.

bmw

Quando vediamo nello specchio retrovisore un automobile avvicinarsi velocemente, spesso valutiamo la situazione e la velocità della macchina in base al carattere dell’automobilista che ricaviamo dal modello dell’automobile che sta guidando. Un nuovo studio suggerisce che questo tipo di stereotipi possano influenzare la nostra memoria falsando ad esempio le dichiarazioni che vengono fornite dai testimoni oculari di un incidente.

In un primo esperimento, Graham Davies ha mostrato un videoclip di 10 secondi sia di una BMW sia di una meno potente e più piccola Volkswagen Polo a 42 studenti non laureati ed ha chiesto loro di valutare quanto la velocità di quelle automobili. Basandosi sui dati di una precedente ricerca che mostrava che le persone si aspettavano che la BMW doveva essere guidata più velocemente di una Polo, Davies dava praticamente per scontato il fatto che gli studenti avrebbero sopravvalutato la veloictà della BMW mostrata nella clip. Si sbagliava. Infatti i ragazzi hanno sopravvalutato la velocità della Polo, forse perché era un’automobile più rumorosa o forse perchè i veicoli più piccoli sembra che viaggino più velocemente.

Nel secondo esperimento il Dr. Davies ha provato a influenzare il giudizio dei partecipanti proprio per far capire loro il meccanismo di questi stereotipi. Ai ragazzi è stato detto che la BMW era guidata di un giovane mentre la Polo da un signore di 62 anni, sono state fatte vedere loro le foto degli autisti, ed è stato chiesto loro di immaginare la personalità dei guidatori. Ma anche dopo tutto questo, i giudizi dei partecipanti sulle velocità delle automobili era esatti e non c’era quindi la tendenza a sopravvalutare la velocità della BMW.

Il punto chiave di tutto emerse però nel terzo esperimento. Era simile ai primi due, ma a i partecipanti questa volta fu chiesto, inaspettatamente, di valutare la velocità delle automobili il giorno dopo avere veduto i videoclip. In questo caso, i ragazzi dissero che la velocità del BMW era più veloce (56 miglia orarie) della Polo (50 miglia orarie), anche se entrambe le automobili in realtà stavano viaggiando alla stessa velocità (60 miglie orarie). Davies fu stato sorpreso del fatto che entrambe le stime erano minori delle velocità reali delle automobili, ma ciò nonostante i giudizi retrospettivi sono sembrati essere influenzati dagli stereotipi tenuti dai partecipanti sulle automobili e i loro autisti.

Dato che di solito si è chiamati a testimoniare su un incidente un po’ di tempo dopo di sicuro quindi questi stereotipi possono influenzare il nostro giudizio e avranno quindi influenzato molte testimonianze.

Bibliografia
Davies, G. (2009). Estimating the speed of vehicles: the influence of stereotypes. Psychology, Crime & Law, 15 (4), 293-312

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Il “ritardo dello stomaco” ovvero come fare a non ubriacarsi senza volerlo.

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Ecco questa che stai per leggere è una di quelle informazioni che andrebbero date a tutti. Parlerò infatti di una ricerca molto istruttiva che potrebbe salvare la vita a molte persone (vd. morti del sabato sera).

I dottori Erling Moxnes e Lene Jensen, dell’ University of Bergen, in una ricerca pubblicata nel 2009 hanno fornito un’ipotesi abbastanza interessante basata sull’idea che gli adolescenti nella maggior parte dei casi non hanno intenzione di ubriacarsi. Secondo i ricercatori, gli adolescenti spesso esagerano perché non riescono a tenere conto del tempo di svuotamento gastrico (detto anche “ritardo dello stomaco”) ovvero del fatto che l’alcool continua ad entrare in circolo anche dopo che una persona smette di bere.
Moxnes e Jensen hanno “sfidato” cinquantacinque ragazzi fra i 16 e 17 anni a raggiungere un livello specifico di concentrazione dell’alcool nel sangue (alcolemia) e per far questo hanno usato un simulatore di bevute virtuale. Il simulatore ogni quindici minuti ha chiesto agli adolescenti di scegliere quante bottiglie di birra volevano bere, fornendo loro il livello di alcolemia momento per momento. Il simulatore chiaramente calcolava anche il ritardo dello stomaco a cui erano però stati dati due valori: di 22 minuti (il valore medio reale) e di 4 minuti e mezzo.

Come si aspettavano i ricercatori, gli adolescenti hanno oltrepassato in maniera massiccia il livello di alcolemia, soprattutto quando il simulatore era tarato sul ritardo reale, ovvero 22 minuti.
Proprio come probabilmente fanno in realtà, gli adolescenti hanno usato solo i valori correnti di alcolemia (quelli cioè forniti dal simulatore momento per momento) per decidere quanto continuare a bere. Non sono praticamente mai riusciti a valutare il fatto che l’alcolemia sarebbe aumentata anche dopo che loro avrebbero smesso di bere.

Bisognerebbe quindi informare i giovani del ritardo dello stomaco? La risposta non è facile come sembra. A un gruppo di allievi infatti prima del test fu fornita una spiegazione su cosa era il ritardo dello stomaco e nonostante ciò non ebbero risultati migliori. Tuttavia, quando ai ragazzi, oltre alle informazioni sul ritardo, è stata anche fatta vedere una simulazione di questo ritardo (mediante dei topolini fatti ubriacare apposta per questo esperimento…) i risultati della simulazione sono migliorati significativamente.

Moxnes e Jensen hanno detto che questo studio può essere molto importante perchè la maggior parte dei partecipanti avevano dichiarato che in molte occasioni sei erano ritrovato più ubriachi di quanto avevano voluto, inoltre il 98% dei ragazzi ha dichiarato di aver trovato molto interessante questo esperimento e l’87% ha detto che questa sarebbe una informazione da dare nelle scuole.

Un’altra implicazione di questi risultati è che il consiglio di non bere mai a stomaco vuoto non è un consiglio poi così saggio. È certo un buon consiglio per le persone che intendono bere una quantità predeterminata di alcool (tipo il ragazzo che sa già che non berrà più di due birre), ma non lo è per le persone che intendono bere fino a diventare brilli ma non ubriachi. Infatti bere su uno stomaco pieno aumenta moltissimo il ritardo dello stomaco, quindi rende molto più difficle riuscire a controllare i livelli di alcolemia.

Bibliografia

Moxnes E & Jensen L (2009). Drunker than intended: misperceptions and information treatments.
Drug and alcohol dependence, 105. (1-2), 63-70 PMID: 19625144

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Un attimo di relax #89

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

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“E adesso cosa faccio?”

Ogni giornata è ideale per fare il pieno di energia, magari con una passeggiata nella natura.” ~ Aforisma zen

Libro della settimana:

Una guida all’Auto-Realizzazione

Con che scopi relazionali usi internet?

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Una coppia di ricercatori turchi, Leman Tosun e Timo Lajunen, si sono messi a chiedere a centinaia di studenti universitari come passano il loro tempo sul internet.

Più specificamente, i ricercatori erano interessati all’aspetto “relazionale” di internet e quindi hanno chiesto ai ragazzi quanto usano internet per favorire i loro rapporti già esistenti nella vita reale (ad esempio per organizzare cene, partite o per scambiarsi foto) e quanto invece lo usano per instaurare nuove amicizie “reali” o per la portare avanti amicizie “virtuali”. I ricercatori infine hanno voluto sapere se i ragazzi credono che sia più facile esprimere se stessi online o nella vita reale. Le risposte che hanno ricevuto sono servite come base per lo studio che avevano in mente ovvero  vedere se il tipo di personalità dei ragazzi influenza il loro modo di usare Internet.

Usando il test di personalità di Eysenck (un classico test di personalità che serve ad evidenziate tre tipi di tratti: extroversione, psicoticismo, nevroticità), Tosun e Lajunen hanno evidenziato che gli studenti con un alto livello di estroversione (quelli che sono d’accordo con gli item del test tipo “io sono molto loquace”) tendono ad usare internet per rinforzare le loro amicizie, mentre i ragazzi con un alto livello di psicoticismo (quelli che rispondono “sì” alle frasi tipo “il vostro umore va spesso su e giù?” e “ti piacciono le scene dei film in cui si vedono episodi di violenza o di tortura? “) tendono ad usare internet come sostituto ai rapporti reali. Questi ultimi inoltre erano qelli che avevano dichiarato di riuscire ad esprimere meglio se stessi online. Il ragazzi con il tratto di personalità nevrotica (ovvero coloro che segnavano “sì” come risposta alle domanda ‘Spesso le situazioni ti sembrano senza speranza?) non sono invece stati associati a nessuno stile di comportamento online.

I ricercatori hanno così concluso: “I nostri dati suggeriscono che le caratteristiche globali di personalità possano in parte spiegare l’uso sociale di Internet. Negli studi futuri, un indice più dettagliato delle motivazioni sociali può essere utilizzato per capire meglio il rapporto fra personalità ed uso di internet.”

A questo punto non mi resta che domandarti: in che modo usi internet?

Bibliografia
Tosun, L., & Lajunen, T. (2010). Does Internet use reflect your personality? Relationship between Eysenck’s personality dimensions and Internet use. Computers in Human Behavior, 26 (2), 162-167 DOI: 10.1016/j.chb.2009.10.010

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Perché amiamo i narcisisti? (solo per poco però)

narcisismo

Malgrado il loro essere concentrati su se stessi, arroganti e sfruttatori, i narcisisti hanno un fascino abbastanza irresistibile, dimostrato persino da molte ricerche scientifiche.

Il narcisista affascinante.
Per studiare il fascino dei narcisisti gli psicologi sociali Mitja Back e colleghi hanno deciso di fare una ricerca. Il primo giorno del corso universitario di Psicologia Sociale, hanno chiesto a 73 loro studenti di presentarsi al resto della classe, uno per uno (Back et al., 2010). Ognuno di loro fu valutato dai colleghi in base alla bellezza e tutti furono ripresi da telecamere in modo da poter successivamente essere analizzati. Dopo la sessione tutti gli allievi hanno compilato dei questionari, fra cui vi era una valutazione delle caratteristiche narcisistiche di personalità.

Ecco i risultati:

1. All’inizio i narcisisti erano più popolari.
2. I narcisisti ci sanno fare. I motivi per cui i narcisisti erano popolari erano: espressioni facciali più attraenti; un tono di voce più sicuro; indossavano i vestiti più alla moda; avevano persino il taglio di capelli più d’avanguardia; erano più divertenti.

Naturalmente tutti questi effetti durano poco. I narcisisti di solito vengono presto scoperti e quindi evitati poiché poca gente tollera un amico autoritario, arrogante e sfruttatore.

I paradossi del narcisismo
Alcuni comportamenti delle persone narcisiste possono essere definiti paradossali. Ecco due paradossi che questa ricerca ha contribuito a spiegare:
1.Perché la gente continua a comportarsi in modo egoista quando ciò rovina i loro rapporti con altri?
2.Perché i narcisisti svalutano gli altri quando in realtà dipendono tantissimo dalla loro ammirazione?

Questi due paradossi sono spiegati dal fatto che il comportamento narcisistico all’inizio attrae le persone. Il comportamento egoista sembra portare loro un picco di ammirazione da cui diventano dipendenti, e in seguito svalutano chi li circonda poco prima che questi iniziano a rifiutarli e iniziano a guardarsi in giro cercando nuove persone da cui farsi ammirare.

Reality TV
Ai giorni d’oggi una delle migliori vetrine per i narcisisti è la reality tv, e questo studio mostra esattamente perché i narcisisti sono così perfetti per questo format.
All’inzio catturano la nostra attenzione con il loro saperci fare, con il loro comportamento così sicuro di sé, con la loro “tenera”arroganza. Dopo un po’ di tempo, quando vediamo cosa sono in realtà iniziamo a disprezzarli. E’ proprio questo ciò che cercano gli autori: personaggi in grado di suscitare emozioni sempre diverse negli spettatori in modo da tenere alta la nostra attenzione.

Cosa possiamo imparare da questo studio? A non incoraggiare i narcisisti prestando loro l’attenzione che tanto agognano. In questo modo eviteremo di farci del male quando questi ci abbandoneranno, anche perchè non avremo dato loro il motivo per abbandonarci. Ecco quindi un altro motivo per smettere di seguire i reality show (se non per motivi di lavoro, come faccio io…).
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Un attimo di relax #88

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

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“Ha sposato te, ma appartiene a me!”

Alla serenità interiore corrispondono azioni esterne prive di errori” ~ Aforisma zen

Libro della settimana:

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